La dismenorrea è il dolore pelvico, talvolta invalidante, che insorge all’arrivo delle mestruazioni. La sua presenza potrebbe essere dovuta a endometriosi, una patologia che colpisce le donne tra i 25 e i 45 anni. Per trattare la dismenorrea è importante capirne le cause con esami specifici.
Quali esami servono per capire se si tratta di endometriosi?
La diagnosi di endometriosi avviene durante la visita ginecologica e la raccolta delle informazioni (anamnesi), per valutare la presenza dei sintomi e delle alterazioni caratteristiche della patologia. Con l’esame fisico, cioè la visita ginecologica interna, il ginecologo studia l’utero, l’endometrio, le ovaie e la pelvi grazie all’ecografia transvaginale e valuta l’eventuale presenza di localizzazioni endometriosiche visibili.
Se necessario, per completare la visita e individuare la presenza di possibili localizzazioni endometriosiche di piccole dimensioni nel setto retto-vaginale, nella cervice uterina o nei fornici vaginali, si può approfondire la diagnosi con la laparoscopia e, in casi specifici, anche con la risonanza magnetica a livello della pelvi.
Endometriosi: cause e sintomi
Oltre alla dismenorrea, l’endometriosi si può manifestare con sintomi quali il dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), dolore durante la defecazione (dischezia), irregolarità del ciclo, sanguinamento anomalo e sterilità. Sulle cause, invece, diverse sono le ipotesi, tra cui:
- la predisposizione genetica
- alcune alterazioni del sistema immunitario
- il ritorno del sangue dall’utero nelle pelvi (mestruazione retrograda) che trasporta così le cellule endometriali al di fuori dell’utero.
Altre ipotesi sostengono che l’endometriosi si sviluppi in seguito a una modificazione (metaplasia) del tessuto che ricopre la pelvi o per disseminazione delle cellule endometriali per via linfatica o ematica.
L’endometriosi è una malattia che può insorgere già da giovani e influenzare la qualità della vita della donna. Diagnosticare e curare l’endometriosi in giovane età è importante non solo per risolvere i sintomi, ma anche per evitare problemi di infertilità. Infatti, la difficoltà ad avere una gravidanza è connessa alle forme più gravi di endometriosi, a causa di una ridotta o assente pervietà tubarica dovuta ad aderenze (dovute all’infiammazione tipica dell’endometriosi o alla pregressa chirurgia) o di alcune localizzazioni della malattia.
Quali terapie in caso di endometriosi?
L’endometriosi può essere curata con vari approcci terapeutici che vengono discussi insieme alla donna sulla base della valutazione clinica e diagnostica. In caso di sintomi lievi e piccoli endometriomi a livello delle ovaie o impianti peritoneali, la terapia può prevedere l’osservazione e il monitoraggio dell’andamento della patologia, con controlli ginecologici frequenti.
In caso di dismenorrea con dolore forte e sintomi difficili da gestire, oppure per prevenire recidive in seguito a interventi chirurgici per endometriosi, le terapie mediche sono mirate a ridurre il dolore con l’assunzione di progesterone o della pillola anticoncezionale, che associa estrogeni e progesterone.
Quando nessuna delle terapie è efficace, l’intervento chirurgico laparoscopico è considerato risolutivo. Tuttavia, l’intervento è indicato in casi selezionati a causa dei possibili effetti collaterali come la riduzione della capacità riproduttiva della donna a seguito di lesioni e danni dei tessuti sani che potrebbero portare alla riduzione degli ovociti o all’alterazione della vascolarizzazione dell’ovaio.