Il trattamento chirurgico per via laparoscopica, conservativo o demolitivo, rappresenta oggi il gold standard della terapia chirurgica dell’endometriosi. La laparoscopia, infatti, consente una diagnosi certa attraverso una visione accurata della pelvi ed un esame istologico delle lesioni asportate, e permette una accurata stadiazione della malattia.
L’indicazione al trattamento chirurgico laparoscopico dipende da una serie di fattori, tra cui l’età della paziente e il suo desiderio di prole, la mancata o scarsa risposta alla terapia farmacologica, la presenza di importanti formazioni ovariche o localizzazioni di endometriosi profonda (noduli rettali con stenosi, noduli periureterali, noduli vescicali).
Quando l’indicazione è solo diagnostica, in pazienti sterili o in donne con algie pelviche, può essere eseguita preliminarmente o in alternativa una fertiloscopia ambulatoriale in anestesia locale.
Quando l’indicazione è il trattamento del dolore pelvico, la chirurgia laparoscopica dell’endometriosi e la escissione degli endometriomi consentono un miglioramento della sintomatologia.
Quando l’indicazione è la sterilità, diversi studi confermano che il trattamento laparoscopico consente un aumento dei tassi di gravidanza sia negli stadi iniziali (I e II) che negli stadi avanzati (III e IV), mentre non è altrettanto evidente se la rimozione della endometriosi profonda rettovaginale migliori i tassi di gravidanza spontanea. La decisione tra reintervento per recidiva e fecondazione assistita va presa in considerazione della sintomatologia, necessità di istologico, età, riserva ovarica. Per quanto riguarda il trattamento degli endometriomi ovarici, va posta molta attenzione alla preservazione della riserva ovarica durante la enucleazione della cisti, evitando una eccessiva coagulazione del tessuto residuo. A tal riguardo io preferisco la sutura e la sospensione dell’ovaio, al fine di ridurre il danno ovarico e la formazione di aderenze.