Si tratta di una condizione che può essere congenita o acquisita. Un esperto ci aiuta a capire quali sono i sintomi e quali conseguenze può avere l’utero retroverso
Benché si tratti di una condizione piuttosto diffusa tra le donne, l’utero retroverso è un tema su cui ancora circolano alcuni falsi miti.
Questa anomalia può, per esempio, ostacolare la gravidanza ed essere causa di aborto? E che conseguenze può avere sulla salute e sulla sessualità?
Cosa si intende per utero retroverso?
«Prima di tutto è giusto sottolineare che l’utero retroverso non è una malattia ma una posizione anomala dell’utero – spiega il dottor Pellicano – L’utero è collocato nella pelvi, ovvero la parte bassa dell’addome ed ha una forma tipicamente a pera: la parte sottile è definita “collo”, quella più larga è invece il corpo dell’utero. In caso di utero retroverso, la parte larga invece che essere inclinata anteriormente verso la pancia e verso la vescica, è inclinata posteriormente verso l’intestino e verso la colonna vertebrale».
Quali sono le cause?
Si stima che il 20-30% delle donne abbia un utero retroverso e che in genera lo scopra durante una comune visita dal ginecologo. Ma qual è la causa di questa posizione anomala dell’utero?
«Nella maggior parte dei casi l’utero retroverso è congenito, cioè è presente sin dalla nascita – spiega il ginecologo – In casi meno frequenti , invece, l’utero può cambiare posizione nel corso della vita come conseguenza di alcune condizioni. Per esempio quando è presente un fibroma, che formandosi nella parete dell’utero può deviarlo posteriormente, oppure in caso di endometriosi che crea delle aderenze tali per cui l’utero viene spostato dalla sua sede originaria, oppure ancora in caso di aderenze causate da infezioni come la malattia infiammatoria pelvica o PID, Pelvic Inflammatory Disease. Non solo, anche l’indebolimento dei muscoli del pavimento pelvico che sorreggono l’utero, a seguito del parto o della menopausa, può comportare uno spostamento dell’utero in posizione posteriore».
Utero retroverso: si può restare incinta?
Il timore di molte donne è che l’utero retroverso possa comportare la difficoltà o impossibilità di restare incinta o di portare avanti la gravidanza. Ma è davvero così?
«In realtà non c’è impedimento al concepimento e l’utero retroverso non ostacola la fecondità – risponde il dottor Pellicano – ma c’è un aspetto da considerare: se l’utero è retroverso come condizione congenita, ovvero sin dalla nascita, non sussiste alcun problema per il concepimento e la gravidanza. Se però è retroverso a causa di un fibroma o per l’endometriosi, possono essere queste condizioni a ostacolare di fatto una gravidanza».
Non solo, da considerare poi che proprio la gestazione aiuta l’utero a ritrovare la sua posizione normale. «Di solito intorno al terzo mese di gravidanza – spiega infatti il ginecologo – l’utero si sposta in avanti e diventa antiverso. Anche il parto avviene quindi normalmente. Una falsa credenza piuttosto radicata è che l’utero retroverso sia causa di aborto ma non è così».
Quali conseguenze sulla sessualità?
In genere basta una semplice visita dal ginecologo per individuare questa anomalia nella posizione dell’utero.
«Se la donna è molto magra l’utero retroverso si individua già durante la visita – spiega il dottor Pellicano – altrimenti basta una semplice ecografia». Per quanto riguarda invece la sessualità, l’utero retroverso può comportare dolore durante i rapporti.
«Il dolore si manifesta in genere solo in certe posizioni – precisa il ginecologo – in caso per esempio di una penetrazione profonda o dalle spalle poiché il pene può andare contro l’utero e generare dolore».
Quali sono gli altri sintomi?
Esistono poi altri sintomi caratteristici che possono essere causati da una posizione anomala dell’utero.
«Di solito l’utero retroverso causa dolori durante le mestruazioni, la cosiddetta dismenorrea – spiega il dottor Pellicano – oppure, se l’utero è molto spostato in avanti fino a schiacciare la vescica, può verificarsi una difficoltà a urinare. Allo stesso tempo, spesso in presenza di un fibroma esteso, l’utero può schiacciare il retto e comportare anche disturbi intestinali, come difficoltà a scaricarsi».
Bisogna intervenire?
«Nel Novecento si eseguivano molti interventi per ricollocare l’utero nella sua posizione normale anteriore (isteropessi) – spiega il ginecologo – oggi sappiamo che l’intervento non porta a miglioramenti. Si curano in realtà i disturbi provocati dall’utero retroverso: se una donna ha cistiti ricorrenti, si prescrive un antibiotico. Se ha difficoltà a scaricarsi diamo lassativi o ammorbidenti delle feci. In presenza di dismenorrea, interveniamo con un antidolorifico».
È chiaro poi che, se non si tratta di un’anomalia congenita, vanno curate le condizioni che portano ad avere un utero retroverso.
«Se c’è un fibroma va controllato con farmaci o asportato chirurgicamente – conclude il dottor Pellicano – L’endometriosi va curata con terapia farmacologica a base di ormoni o con l’intervento in laparoscopica. Mentre nel caso in cui l’utero retroverso sia dovuto a un indebolimento del pavimento pelvico si può ricorrere alla ginnastica pelvica».